Oggi 25 aprile è la giornata mondiale dedicata alla Consapevolezza dell’Alienazione Genitoriale. Nel 1985 Richard Gardner, psichiatra infantile e forense, membro del Dipartimento di Psichiatria Infantile della Columbia University di New York, coniò il termine
“Parental Alienation Syndrome” (PAS) “Sindrome d’Alienazione Genitoriale”, per descrivere il disturbo psicopatologico dei figli in età evolutiva, sottoposti al trauma della separazione conflittuale. La PAS viene all’inizio considerata una forma d’abuso emotivo che ha origine nel trauma dell’esposizione continuata dei figli al genitore indottrinante, il quale trasmette loro il suo odio patologico verso l’altro genitore.
Il danno esistenziale di un minore coinvolto o manipolato nelle cause di separazione, viene nella letteratura descritto in vario modo anche se inizialmente è identificato con il termine di Sindrome da Alienazione Parentale(o PAS), che nel DSM 5 ha perso il termine di Sindrome ed è rimasto quello di un Disturbo della relazione che crea abuso psicologico sul bambino. Rimane tuttavia nella letteratura più recente il termine di Alienazione Parentale che è il più usato per discutere il fatto che alcuni genitori, in prevalenza le madri, manipolano i propri figli e li spingono a rinnegare ingiustificatamente l’altro genitore, quasi sempre il padre, e l’intera sua rete parentale.
Tale fenomeno, che si riscontra con particolare frequenza nel corso delle liti giudiziarie conseguenti alla disgregazione della famiglia, viene nella letteratura descritto in vario modo, anche se genericamente è conosciuto con il termine di Sindrome da Alienazione Parentale ( PAS) o solo Alienazione Parentale. I primi lavori sistematici di un conflitto di lealtà con un genitore che a sua volta è causa di un processo di allontanamento e/o di disaffezione nei confronti dell’altro genitore, parlano di “bambini programmati” usati come scudo nelle conflittualità(Clawar, Rivlin, 1991). I segnali che portano alla identificazione della disparità di intervento e alla possibilità di risolvere l’interesse dei bambini a mantenere una relazione bigenitoriale sono boicottati dalla controparte con tentativi di screditare il partner spesso con il concorso di varie figure che invece di rimanere neutre od esterne al conflitto fomentano e costruiscono un caso di mobbing emotivo con il consenso e la collaborazione dei bambini. La letteratura è in gran parte concorde che “l’alienazione dei bambini non è ragionevolmente giustificata dal comportamento del genitore rifiutato e non è proporzionale alla passata esperienza del bambino del genitore rifiutato. I casi gravi di alienazione irrazionale di un bambino da un genitore differiscono da casi lievi e moderati dal grado di rifiuto del figlio di un genitore e il grado di negatività negli atteggiamenti e comportamenti verso il genitore rifiutato. I bambini non hanno più occasione di trascorrere il loro tempo con il genitore che viene definito in letteratura “alienato” e quindi esprimeranno opinioni diametralmente opposte di quelle volute dal genitore inibendo qualsiasi autocritica e riferimento alla realtà e al contesto. Si avviano a dare, se interrogati, ora poco o nulla di valore positivo sul genitore rifiutato e riscrivono la memoria della storia della loro relazione per oscurare elementi positivi.
Gli sforzi per evitare ogni contatto con il genitore, può respingere un intero ramo della famiglia allargata, e sfidare anche le ordinanze del tribunale per impedire contatti sereni dei bambini con il genitore rifiutato.
il tempo crea un danno da quantificare e verificare nei bambini ed il loro allontanamento dal genitore alienante potrebbe non essere sufficiente soprattutto se, come riferiscono le esperienze in letteratura, permangono tracce di rapporto con il genitore abusante durante il periodo di terapia. Si inizia in diversi paesi a considerare paradossale il concetto di mediazione nelle relazioni abusanti e solo dopo un reale e totale recupero del genitore alienato si possono pensare percorsi di avvicinamento del genitore alienante.
La società ha cambiato la dinamica delle relazioni tra genitori e i figli rifiutando l’autoritarismo come forma di autorità famigliare e fondando i rapporti sulla comunicazione tra le persone libere di esprimere le proprie emozionì. Ascoltare l’altro e mettersi “nei sui panni” diventa un modo di relazionarsi che potenzia il dialogo in famiglia, anche divisa, se si suppone libero e paritario lo scambio tra i componenti (Giddens,2000), Questo diritto non può cambiare i ruoli e spostare l’autorità dai genitori ai figli. Autorità viene dalla radice latina di “augere”= “far crescere” e l’esperienza del genitore adulto (“cresciuto”) non può essere paragonata a quella di un figlio. Rimane la necessità di mantenere il diritto di autorità connaturato nel dovere del genitore in un continuo scambio emotivo profiquo che deve essere percepito come dialogo, ma nell’alienazione questo dialogo viene a mancare non per difficoltà interne, ma per interferenza dell’altro ex- coniuge.
Tra gli adolescenti di famiglie integre o divorziate l’alienazione parentale non è normale ed esiste spontaneamente solo in una piccolissima percentuale di adolescenti allontanati da un genitore (Bezilla, 1988; Bibby, 2009; Offerta, Ostrov, Howard &Atkinson, 1988). Dopo il divorzio, la maggior parte dei bambini vogliono avere maggior contatto, non meno contatto con i genitori (Fabricius& Hall, 2000; Parkinson, Cashmore& Single,2005; Schwartz e Finley, 2009; Wallerstein e Kelly, 1980; Warshak&Santrock, 1983)., ma quando si forma una alienazione questa può persistere per molti anni, ed è associata a gravi danni psicologici (Warshak 2001, 2003a, 2010c;Mani &Warshak, 2011) e i bambini mantengono una visione distorta del genitore per lungo tempo(Johnston, Walters&Olesen, 2005; Kelly, 2010).
Numerosi studi testimoniano il rischio evolutivo per lo sviluppo di un Disturbo della Personalità (personalità Falso Sé Compiacente, Disturbi della Condotta), Disturbo da Ansia di Separazione, Disturbo Dissociativo, Disturbo dell’Adattamento, Dipendenza da Sostanze.
I figli, che patiscono una scissione di una parte di sé nel rifiuto di un genitore, faticano a portare a compimento il processo di separazione-individuazione che caratterizza la costrizione di una propria identità e nel lutto dal genitore rifiutato si evoca un’angoscia della perdita e sensi di colpa che predispone a tollerare con difficoltà la rabbia e il rapporto con l’autorità. per mantenere integre parti del Sé scisso rischiano uno sviluppo mentale fondato sulla ricerca di una pseudocoerenza interna con un disturbo relazionale o di personalità.
Per questo i giudici dovrebbero avere il coraggio di proporre nel caso di sospetta Alienazione Genitoriale:
(a)una sospensione momentanea della podestà del genitore responsabile dell’alienazione per tutto il periodo del recupero,
(b) un periodo di tempo dopo il quale l’impatto del trattamento sarà valutato,
(d) criteri espliciti per valutare i progressi e il successo del trattamento,
(e) piani alternativi nel caso in cui il trattamento sia inefficace,
(f) rovesciamento automatico della custodia se i Servizi individuano ostacoli al trattamento od adesione formale al cambiamento.
L’intervento terapeutico dovrebbe essere impostato invece su
(a) la natura degli stereotipi negativi introdotti nella fase di separazione,
(b) i rischi dell’attenzione selettiva di un unico modo di relazionarsi,
(c) la costante presenza di distorsioni percettive e della memoria,
(d) l’importanza di riconoscere molteplici prospettive,
(e) le abilità del pensiero critico,
(f) le competenze per una comunicazione efficace e per la gestione dei conflitti
(g) il valore del mantenere rapporti positivi e teneri con entrambi i genitori (Warshak, 2010b)